New York: la mia esperienza nella Grande Mela

da | Giu 7, 2021 | Americhe

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DESTINAZIONE

New York, Usa

CON CHI

Sola

QUANDO

Novembre, Dicembre e Gennaio

Come

Aereo + mezzi pubblici

Tempo di lettura: ( Parole totali: )

Oggi vi racconto di New York City.
Avevo appena finito il liceo quando mi regalarono un biglietto di sola andata per New York. Sarebbe stato un modo per schiarirmi le idee sull’università da scegliere oppure uno di quei viaggi che chissà dove mi avrebbe portata. Non ne avevo la più pallida idea. Partii con una macchina fotografica a rullino per raggiungere una zia che non vedevo da dieci anni e staccare dalla vita di una liceale.
Sola, con un bagaglio non troppo grande, con nessuna aspettativa e dritta verso quello che mi veniva chiesto di fare: una volta all’aeroporto, imbarcarmi.
Era il mio primo viaggio oltreoceano, non ricordo molto del tragitto, ma quello che non dimenticherò mai fu lo stupore che provai per ogni giorno, per tre mesi. Proprio così, decisi di stare tre lunghi mesi, il tempo che il governo statunitense mi avrebbe concesso in qualità di turista (nel 2007 non era richiesto l’esta).

Arrivai all’aeroporto John Fitzgerald Kennedy International, era buio e subito all’uscita si sentiva un frastuono di macchine. Era freddo, scelsi i mesi che si rivelarono i migliori per visitare questa città: novembre, dicembre e gennaio. Lì ad aspettarmi c’erano i miei zii ricordo che salii in auto e iniziai a guardare fuori dal finestrino. Non vidi molto quella sera a parte tante macchine sfrecciare e luci confuse. Arrivai a Brooklyn ed entrai in casa, rimasi in silenzio, per tutta la sera ebbi una strana sensazione: il primo piede messo fuori dalla porta di casa, mi avrebbe rivelato dove fossi finita.
Il fuso mi aveva lasciata qualche ora sveglia, ma al mattino mi alzai senza esitazione ed ero pronta, pronta all’esplorazione.
Raggiunsi Manhattan con l’autobus e scesa all’ 81 Street ebbi la rivelazione che aspettavo, non solo sul posto dove mi trovavo ma sul fatto che non ero mai stata così felice prima d’ora.
Potete immaginare una ragazza di un piccolo paese molisano, ritrovarsi in una metropoli come la grande mela? New York di fronte ai miei occhi con i palazzi che sembravano toccare il cielo, con i taxi gialli che riempivano le strade trafficate, la gente camminare a passo veloce, le file davanti ai food truck. Ero costantemente alla ricerca di emozioni forti e questa si rivelò tra le migliori esperienze emozionanti da fare.

Con la musica alle orecchie e a passo deciso, attraversai per giorni quelle strade immense, sentendomi parte di una realtà vastissima come se ne fossi completamente dentro. Avevo una mappa tra le mani oppure un percorso che alla sera mi disegnava mia zia per il giorno dopo, mentre lei avrebbe lavorato. Ormai ero indipendente, avrei seguito quel tragitto ma non avrei più badato al tempo, ero per giornate intere a girovagare per quelle strade. Strade numerate a griglia dove é difficilissimo perdersi, é una città collegata da una zona all’altra tramite il subway, con una mappa non molto facile per le innumerevoli linee sotterranee, ma altrettanto funzionale se si vuole visitare la cittá. New York é una cittá caotica ma allo stesso tempo ordinata dalla facilità di raggiungere qualsiasi cosa si voglia vedere. A New York c’é proprio tutto dagli stores, ai ristoranti di ogni cucina del mondo, ai fast food, ai coffee shops, ai breakfast restaurant, ai diversi punti di interesse, al Central Park, ai food truck.

Nei mesi natalizi si avvolge di magia, le strade si riempiono di luci, nella 5th Avenue vidi luminarie con diamanti di Swarovski, i suoi negozi erano addobbati di luci sofisticate, le gioiellerie con le vetrine davvero belle . L’albero di Natale al Rockefeller center, in cima alla pista di pattinaggio, lo vidi subito dopo girato l’angolo e l’impatto fu fortissimo. Quell’anno non aveva nevicato a Natale nevicò l’ultimo dell’anno creando non pochi disagi.
Mi incamminai per le strade di Brooklyn:  non avevo mai visto niente del genere prima d’ora, amante del Natale non pensavo potesse esserci un posto nel mondo che sentisse il Natale così vivo. Vidi le decorazioni natalizie di quelle case una più bella dell’altra, con luci, addobbi, c’erano gingerbread houses nei loro giardini, renne, babbo natale, lo nutcracker, pupazzi di neve. Era un mondo fiabesco, rimasi ad osservare quelle case per ore, rientrai verso le undici e dissi a mia zia “Grazie sto vivendo un sogno ad occhi aperti”.

Rimasta in famiglia ebbi il piacere, ancor prima a novembre, di partecipare al Thanksgiving Day. Il tacchino con la salsa deliziosa ai cranberries é ancora vivido nei miei ricordi. Da mesi frequentavo anche Il Pierre, passeggiavo nella sua hall, mangiai una volta al suo ristorante, visitai la sala cerimonie, una sala elegante ai piedi di una scala doppia che portava nella sala adiacente, un labirinto fatto di arredi sfarzosi e fiori freschi sui tavoli. Gli alberghi a New York sono da sogno. Visitai il the Plaza anni dopo, presi un Cosmopolitan nella sua hall, circondata di piante verdi rigogliose e quando ci torno mi fermo sempre a guardarlo. A New York ci sono stata tre volte e non mi stancherò mai di visitarla.

New York ha dei palazzi bellissimi dal Flatiron building, Chrysler building, l’Empire state building, e poi i musei il MET, il Natural History e il Guggenheim. Un giorno visitai il Moma, i musei li ho visitati proprio tutti, ma il Moma con la sua scalinata all’interno, mi portò dritta a un dipinto, le Demoiselles di Avignon di Picasso . Quel dipinto lo avevo realizzato a mano a scuola e me lo ricordavo benissimo ma non sapevo se un giorno lo avrei mai visto dal vivo.
Altra tappa d’obbligo fu l’Empire State Building: pagai il biglietto e salii al 102^piano, ero lì al tramonto e poi si fece buio, ma come se qualcuno avesse acceso un interruttore, si illuminò la città. Questa é la città che non dorme mai! mi ronzava questa frase da giorni nella testa che non so dove l’avevo sentita, ma era vera! La cittá si era illuminata, gli edifici avevano tutti le loro luci accese, le strade erano illuminate, le luci delle macchine si scorgevano dall’alto, era tutto surreale.

La mia avventura continuò, andai al parco, il Central Park, un luogo lontano dai rumori con gli scoiattoli che saltellavano e si arrampicavano velocemente sugli alberi, le persone sulle panchine che leggevano, chi correva, i ponti del Central Park che sembravano da fairytale. Mi fermavo a mangiare sempre da un food truck che faceva dei sandwich buonissimi per strada.

Un’altra esperienza indimenticabile furono  gli spettacoli al Broadway. Per la prima volta quella sera attraversai Times Square ed entrai al Broadway, vidi il fantasma dell’opera, the Rockettes , il musical Mamma mia, uno spettacolo di Natale in 3D. E poi l’opera al Metropolitan Opera House dove vidi lo spettacolo della Carmen, con abiti eleganti accompagnata da mio nonno che ci aveva raggiunto da giorni.

Un sabato sera ci preparammo, eravamo state invitate da una sua amica per il suo compleanno. Partimmo da Brooklyn, attraversammo tutta Manhattan con il subway e infine salimmo sul train per il Bronx. Il Bronx é un quartiere pieno di gente in strada, con macchine basse e lunghe e musica alta, pensavo che i film avessero inventato quella realtà invece no, la descrivevano alla perfezione. L’amica di mia zia era carinissima, sua figlia aveva delle treccine simpatiche e suo marito era molto alto.
Poi fu la volta del Queens mia zia mi presentò un ragazzo, figlio del suo titolare , e mi disse che sarei potuta uscire con lui. Finalmente un amico! abituata a girovagare per le strade da sola… e così mi portò sulla spiaggia di Long Beach a bere una birra, iniziai a partecipare alle sue feste, incontrai le sue amiche e visitai il Queens.

Le mie giornate si susseguirono di momenti felici, avevo come l’impressione che ogni singolo istante rimanesse indelebile nella mia mente e così fù, ad oggi ricordo ancora le emozioni che provai per quella cittá, in cui ebbi un colpo di fulmine. La prima volta negli Stati Uniti, mi fece chiarezza sul mio futuro. Avevo un legame con quella nazione, che avevo tanto amato.

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