L’Africa è luce. Colori che trovi solo lì. Una natura fiera e abbagliante. Una povertà che ti strazia. L’Africa ti entra dentro e quando ti trovi a ripensarci, lo fai con nostalgia. E non vedi l’ora di tornarci.
Da Malpensa a Francoforte e poi Windhoek, la capitale della Namibia, Africa del Sud, 2 milioni e 700 abitanti distribuiti su un territorio enorme. Il secondo paese al mondo dopo la Mongolia con la minor densità di popolazione. Viaggio organizzato, meglio non improvvisare dovendo muoversi per il paese attraverso tappe lunghe e impegnative. Land Rover, autista-guida e altre cinque persone presto diventate amici inseparabili. Dalla capitale trasferimento alla volta di un lodge dove arriviamo per trascorrere la notte. Il giorno dopo, all’alba, comincia la visita al Parco Etosha. Ci perdiamo in uno stato nello stato, grande come l’Austria, infinitamente ricco di vita. Vita difficile. 120 specie di animali, alcune a rischio estinzione, alla ricerca di cibo giorno dopo giorno e in fuga dai predatori. In una lotta quotidiana per la sopravvivenza. Fino al tramonto. Unico. Sopra la nostra testa l’eclissi di luna più lunga del secolo.
Due giorni in giro per il parco, una natura che ti rapisce, poi fuori pista nel cuore del Kaokoveld, la zona più impervia e selvaggia della Namibia dove vivono gli Himba e gli Herrero, custodi delle tradizioni del paese. Si continua, giù verso il Damaraland, la terra dei Damara, una delle 12 etnie che abitano la Namibia. Una terra sopraffatta dal deserto roccioso dove si trovano pitture e incisioni rupestri, foreste pietrificate e le “organ pipe “, le canne dell’organo, colonne di dolerite scolpite dal fiume e dal tempo. E soprattutto scorci mozzafiato, silenzi e una luce che ti sorprende. Anche solo vagamente cominci allora a capire a che cosa ci si riferisce quando si parla di mal d’Africa: quel senso di mancanza e di vuoto che si prova quando tutto questo è un ricordo. Il ricordo struggente della bellezza assoluta.
Lasciate alle spalle le alture dell’interno, per arrivare al mare ti devi fare inghiottire dal deserto. Finché, con il suo nome minaccioso, ecco la Skeleton Coast. Fondali bassi con secche rocciose e la nebbia che si forma per l’incrocio delle correnti calde del deserto e quelle fredde dell’Oceano Atlantico, hanno trasformato questo tratto di costa in una trappola. I relitti sparsi ancora oggi ricordano a tutti le “sabbie dell’inferno”.
La bella e ricca Swakopmund, la principale meta vacanziera dei namibiani, rappresenta un’evidente discontinuità. Da qui la natura torna a togliere il respiro. Le alte dune del deserto che si tuffano nell’Oceano e quelle giganti, rosse come il fuoco, del Namib ti paralizzano. Rimani immobile come gli alberi secchi della Valle delle Morte, una foresta pietrificata risalente a 250 milioni di anni fa. E vorresti che il tempo non passasse mai.
E per finire Windhoek, la capitale, dove tutta la Namibia ammirata fino a qui si trasforma in una sensazione lontana. Non la Windhoek dei turisti e dei quartieri di lusso delle ambasciate ma la Township, il ghetto a cielo aperto in cui sopravvivono 300.000 persone, l’80 per cento dei residenti.
Anche qui vige una legge della giungla e la stabilisce chi è più forte. Anche qui si lotta per arrivare a sera cacciando per il cibo e difendendosi dai predatori. Le vittime sono i più deboli, le donne spesso violentate, e i bambini. Bambini senza un futuro, abbandonati per strada come pacchi, rinnegati, mai voluti, figuriamoci amati.
Eppure, qualcuno si ribella a questo stato di cose. Andrea e Daniela sono due italiani che hanno lasciato un lavoro a tempo indeterminato in Italia per trasferirsi a Windhoek e dare vita a Happydu Italia Onlus. L’obiettivo del progetto è migliorare la qualità della vita di bambini e ragazzi orfani dando loro beni di prima necessità, supporto sanitario e un buon livello di istruzione. Hanno fatto tantissimo ma non basta mai. Hanno bisogno del nostro aiuto. Quello che possiamo fare, anche se a noi sembrerà poco, per loro sarà una manna. Non lasciamoli soli.
Un viaggio meraviglioso si conclude così, con la scoperta del cuore senza fine di Andrea e Daniela in grado di dare il sorriso a chi il sorriso non sapeva cosa fosse. Torniamo in Italia portando con noi gli sguardi di quei bambini contenti di vederci e di saltarci in braccio per giocare. Meglio di qualsiasi stupendo tramonto namibiano.